Lavoro: siamo vicini
 e solidali a CGIL e UIL

(07-12-2014) La condizione del paese nell’attuale crisi economica e sociale e' grave e pesante, lo è non solo per la perdurante recessione della nostra economia e per la debole ripresa internazionale, ma anche per il riemergere di tendenze ostili ai principi di fratellanza e di solidarietà universali, nonché per l'emersione di fatti degenerativi della vita pubblica verso i quali e' necessario opporre una risposta politica ed istituzionale convincente che non appaia come un ottuso arroccamento e che sappia allontanare i rischi emergenti di reazioni eversive condite da inconcludenti campagne demagogiche come già avvenuto nel passato, e' necessaria una risposta dell'Italia civile nel senso della consapevolezza e della responsabilità che investa le forze politiche e sociali.
In questo quadro nella settimana che si sta aprendo i due sindacati legati alla tradizione della sinistra italiana hanno convocato uno sciopero generale dei lavoratori.

Il sindacato è la originale forza organizzata della democrazia sociale che sostiene la democrazia politica organizzata.

L’arma dello sciopero generale è l’ultima parola che il sindacato deve pronunciare quando il conflitto è senza soluzione di mediazione.

ci domandiamo se sia questo il momento giusto per una soluzione di forza? 

Il sindacato decide in autonomia e non spetta alla politica deliberare per suo conto.

Ma gli spiriti liberi hanno il dovere di sostenere una decisiva forza sociale di vita democratica quando una parte politica vuole utilizzare una debolezza oggettiva (la disgregazione sociale) usando il disprezzo e la irrisione.

Renzi ed il suo Governo con la noncuranza e la emarginazione del sindacato rompono con la tradizione della sinistra storica, modificano il comportamento guardingo della destra storica e rischia di abbracciare una linea avventuristica

Per queste ragioni siamo vicini e solidali con la CGIL e la UIL ed auspichiamo che per il dopo sciopero possa aprirsi la stagione della costruzione di un largo fronte politico e sindacale del riformismo socialista e del cambiamento sociale in Europa

La centralità del sindacato italiano

Lettera di Rino Formica
 (al Direttore dell' "Avanti! online)

(05-11-2014) Caro Mauro, Renzi ignora la storia del PSI, del PCI e della DC, e fa bene, perché è un trovatello della politica.
Ma non dovrebbe ignorare la storia moderna del Paese che vuole guidare.

La storia del sindacalismo in Italia è la trama civile delle conquiste sociali e politiche dall’Unità ad oggi (anche durante il periodo fascista il sindacato moderò il rigore totalitario). 

Dovresti pubblicare su l’Avanti! Due brevi stralci d’interventi di Rinaldo  Rigola e di Giuseppe Di Vittorio - LEGGI TUTTO -

 

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Delbene: invece di occupare
le fabbriche bisognerebbe
 occupare le sedi del PD

(10-10-2014) Ancor prima di entrare nel merito del “Job Act”, è incredibile assistere a quello che sta avvenendo nello spazio politico che tradizionalmente si richiama agli ideali della Sinistra italiana, ed in particolare in quello che era l’unico partito Italiano organizzato rimasto, il PD.

Un segretario non eletto dagli iscritti del proprio partito, ma da “esterni” (in molti casi da coloro che si riconoscono sul versante politico opposto), pretende di imporre con arroganza le proprie posizioni... CONTINUA - LEGGI TUTTO -

Delbene: solidali con UIL e CGIL e pronti per la costruzione di una nuova prospettiva politica

(11-12-2014) Stiamo vivendo una fase storica in cui la politica democratica, partecipata ed organizzata, è sopraffatta da un crescente disagio sociale, che porta ad una sempre maggiore e  generalizzata disaffezione nei confronti della politica e delle Istituzioni. E’ in situazioni di questo tipo che trovano gioco i grandi interessi dei pochi, che senza il “controllo delle masse”, disegnano il loro futuro servendosi di “bravi presentatori”. L’obiettivo è proprio quello di liberarsi definitivamente della partecipazione per avere campo libero.
E’ in momenti come questi che la politica deve essere ancora più vicina e solidale alle piazze, cogliendone ed interpretandone il grande disagio sociale. 
In particolare, quando il profondo malessere è aggravato da politiche che tendono a cancellare quelle che sono le conquiste e i diritti che hanno contribuito all’emancipazione sociale dei lavoratori e degli uomini, come sta avvenendo oggi,  non è più sufficiente ascoltare. In questi frangenti la politica, ed in particolare quel che rimane dei movimenti politici che si ispirano ai valori di una sinistra democratica e socialista, hanno il dovere di solidarizzare con le organizzazioni sociali. Il Sindacato è oggi l’unica forza organizzata e partecipata in grado di assolvere all’importante compito di cinghia di trasmissione alla politica dei bisogni dei lavoratori e dalle masse.

E’ da qui che bisogna ripartire. E’ su queste basi che si può tentare di costruire un’alternativa politica alla decadenza della politica, indispensabile per cercare di dare risposta alle piazze.
Questo è il terreno su cui iniziare un percorso per la costruzione di una sinistra democratica e socialista!

Per tutte queste ragioni, l’appello che vede come primi firmatari Rino Formica, Gianni De Michelis e Bobo Craxi, sottoscritto da tantissimi altri compagni, è il giusto punto di partenza.

L’invito è quindi a moltiplicarne le adesioni in tutte le realtà d’Italia.

                                                               Daniele Delbene

LA VICENDA SCALA MOBILE E DEL JOB ACT

Formica: c'è di mezzo un abisso

(05-11-2014) La storia ci dice che lotta politica e lotta sociale  sono intrecciate e l’una entra nella vita dell’altra.

La sinistra democratica (anche liberale) e socialista nei paesi del capitalismo maturo  non può ignorare le forze sociali che non possono vivere senza il lavoro (  occupati o disoccupati).

Anzi senza il loro sostegno si priva del suo nucleo vitale e vincente. Questo assunto non vuole trascurare i momenti di successo e quelli di sconfitta. Quando si apre il duro ciclo del dopo-sconfitta, la sinistra deve stare attenta a non  umiliare le generose forze sociali, vinte ma non domate.
Renzi, classica espressione dell’ ignoranza politica al comando, pensa che con la sconfitta della sinistra sociale (reale) e con la dissoluzione (apparente) della destra politica, può nascere il  partito totalizzante della nazione!

Come vedi la differenza tra le nostre battaglie su la scala mobile e quella di Renzi con la  stupida affermazione che il lavoro è un dovere e il profitto è un diritto,  c’è di mezzo un abisso.

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