Formica:
la «Rosa» è stata un errore
Boselli si è suicidato, via lui e gli altri
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- ROMA - Un lungo silenzio, poi un sospiro.
Rino Formica fatica a parlare: «Mi dispiace infierire...».
Infierire sui compagni socialisti infilatisi in un progetto, quello
della Rosa nel pugno, che lui giudica «un errore», tanto che «per
dirne bene bisogna necessariamente fingere». E però lui, colonna
portante del socialismo italiano, più volte ministro negli Anni
’80 e ora presidente del movimento Socialismo e libertà ,
sente comunque il bisogno di parlare con chiarezza: «Questo non è
un progetto politico, al massimo è un cartello elettorale di scarso
successo e con un solo elemento di certezza: il dissolvimento dello
Sdi». Un giudizio molto severo.
«Sin dall’inizio è stato chiaro che sarebbe finita così.
Nell’ultimo congresso del partito, Boselli con enfasi sostenne il
superamento della vicenda del socialismo italiano. I radicali,
invece, con pallida perfidia, non parlarono di superamento ma di
evoluzione della loro storia politica. Mi sembrano due posizioni
diverse e infatti i 31 punti del famoso manifesto di Fiuggi non sono
altro che i 31 punti di Pannella e compagni».
La tesi della «prepotenza» radicale?
«Io dico piuttosto che i socialisti si sono autoliquidati, sono
volutamente caduti nella trappola degli eventi per sfuggire alla
nuova situazione che un anno fa si andava creando».
La possibilità di ricostituire l’unità socialista?
«Esattamente. Dar vita alla "Rosa" è stato un errore
nel momento in cui, per la prima volta, si apriva concretamente
questa prospettiva. Invece Boselli è scappato "per la
tangente", mi si passi la brutta parola e ha scientemente
accettato la dissoluzione nell’area radicale, giustificandola con
l’idea di un presunto nuovo progetto politico».
Lei si è dato una spiegazione del perché?
«Le classi dirigenti si riconoscono nei momenti difficili, quando
uno non ha il respiro...».
Quindi ora lo Sdi dovrebbe lasciare appassire la «Rosa»?
«La "Rosa" non è mai sbocciata, nel senso che quel poco
che c’era è finito il giorno dopo le Politiche. È solo un
cartello elettorale e pure riuscito male, visti i risultati: c’è
stata un’emorragia di voti malgrado abbiano goduto di uno spazio
sulla stampa che nessun altro piccolo partito ha avuto».
Però adesso i socialisti chiedono di non puntare solo sulla
laicità e...
«Innanzitutto la questione è stata affrontata in modo sbagliato:
di fronte a una Chiesa, che pone problemi moderni, la
"Rosa" sa rispondere solo con il linguaggio antico
dell’anticlericalismo».
Comunque, vogliono riequilibrare l’azione politica: più temi
economico-sociali e meno diritti civili.
«Sono chiacchiere da bar: come si può fare un dosaggio di
tematiche se non c’è un progetto politico? Qualcuno ha notato che
del trinomio originario Fortuna-Blair-Zapatero ora si citano solo
gli ultimi due? È scomparso ogni riferimento anche nominalistico
alla tradizione socialista e sì che Fortuna l’hanno scelto
proprio per sottolineare la continuità con la lotta politica
radicale. Nonostante tutto, nello Sdi il massimo dell’opposizione
è rappresentato da chi vuol partecipare subito al partito
democratico: ma se neanche Ds e Margherita sanno ancora di cosa si
tratta!».
Insomma, secondo lei lo Sdi dovrebbe tornare sui suoi passi e
riprovare con l’unità socialista?
«Il problema è che il momento propizio ormai è passato. In
politica, quando si sceglie una via sbagliata, poi è difficile
correggersi».
E allora? Cosa dovrebbe fare Boselli?
«Il gruppo dirigente del partito dovrebbe andarsene a casa e
passare il testimone alla generazione dei trentenni. A loro toccherà
gestire la questione socialista, che si riaprirà quando ci si
renderà conto dell’impossibilità di costruire a sinistra il
partito democratico e a destra il partito dei moderati».
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- l’Intervista
Livia Michilli
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