Rino Formica, la coscienza socialista che non demorde, ha preso le distanze
dal progetto di costruire un ponte tra Socialismo è Libertà e Nuovo Psi. Gli
abbiamo chiesto di darci la sua opinione su questa fase in cui il tentativo di
ricomposizione dell’unità socialista si infrange con le perplessità di
alcuni nomi autorevoli della storia socialista italiana.
Ci faccia capire. Secondo lei i socialisti possono tornare ad unirsi?
La possibilità di unità si allontana, non si avvicina. Perché le anime
diverse si allontanano, non si avvicinano affatto. Un’identità unificante e
forte attualmente non esiste, perché negli ultimi dieci anni si sono persi i
riferimenti alla storia e alla tradizione.
Irrimediabilmente?
Bisogna partire da una considerazione semplice: all’interno di tutte
le forze politiche esiste ormai una componente socialista, dai Ds a Forza
Italia. Nessun’area tra queste ha costituito un punto di riferimento per le
altre esperienze. Né tanto meno ha costituito una ripresa di pensiero: la forza
socialista rimane nominale, non costruisce nessuna prospettiva qualitativa né
quantitativa, quando si è dispersi si conta di meno.
Perché non andare con De Michelis?
Perché lui ha prodotto una esperienza che non va affatto nel segno
socialista, stando insieme a Berlusconi. Poi dobbiamo constatare come in
quell’area del centrodestra esistono contraddizioni irrisolte: tra i
socialisti di Forza Italia e quelli del Nuovo Psi che è in contraddittorio per
dei socialisti trovarsi a destra.
Di chi sono le responsabilità?
Di un’intera classe dirigente storica, che ha disperso il patrimonio
storico socialista, non ha avuto lo spirito di sacrificio personale né alcuna
generosità. Non ha saputo assolvere ad una missione. Ed eccola alla
dissoluzione.
Mentre tra lei e Claudio Signorile si è rotto un asse storico...
Tra me e Signorile si è consumata una divisione sulla base della mia
coerenza: non si può predicare a sinistra e portare voti alla destra. E’
un’incoerenza completa. Qui si sta lottando, mi sembra, per la sopravvivenza
personale di alcuni individui, non sono più in gioco le idee.
Lei personalmente come vede il suo impegno nel futuro?
In prospettiva vedo il mio impegno come una variabile dipendente da
altre cose. Io vedo che esiste una crisi del centrodestra ed una crisi del
centrosinistra. Ed esiste una nuova conventium ad excludendum nei Ds dove si è
ormai capito che bisognerà fare scelte dolorose.
Come vede il futuro della sinistra?
Io ritengo che per coesistere due partiti, uno riformista ed uno
antagonista, perché possano esplicare fino in fondo le loro vitalità,
avrebbero bisogno del sistema proporzionale. Sono un elemento di impotenza:
divisi nessuno dei due vince, perché nessuno può essere il partito coalizzante
della sinistra.
E cosa immagina in prospettiva per la politica italiana?
La continua fibrillazione nelle due aree porterà nei due partiti
principali, Ds e Fi, la tentazione di tornare al proporzionale. E questo cambierà
molte cose, anche per l’unità socialista.
Mantiene lo scetticismo verso il Nuovo Psi?
Il Nuovo Psi non può uscire dal centrodestra. Dopo anni di anticamera
ha firmato proprio pochi giorni fa il documento di verifica della maggioranza,
come si fa a credergli quando sono stati appena ammessi alla cerimonia del bacio
della pantofola?