23-08-2019
- Il
governo di un grande paese non può essere affidato a
piccoli accordi su qualche punto in comune, serve una
visione ben definita del futuro e del mondo che si
desidera.
Ogni
momento, ogni azione, ogni conquista deve essere parte di
un disegno ben più grande che si vuole realizzare.
Sopravvivere senza la
consapevolezza di una chiara meta serve solo a rimandare
la fine della propria esistenza.
IL MONDO CHE SI DESIDERA
E’ necessario avere ben chiaro quale mondo si desideri.
Un mondo chiuso, cupo, animato da guerre e soprusi, oppure libero, senza
confini e governato dalla pace dei popoli?
Un mondo dove la ricchezza
sia sempre più concentrata nella
mani di pochi, o al,l’insegna
di una vera redistribuzione?
Un
mondo animato da migrazioni di massa, per fuggire dalle miserie e dalle
guerre e per cercare migliori condizioni di vita, o da una crescente e
diffusa giustizia sociale globale?
GLI “STRUMENTI” UTILI ALLA
REALIZZAZIONE DI UN’IDEA DI FUTURO
Per realizzare questi macro-obiettivi è indispensabile una limpida
consapevolezza di quelli che devono esserne gli strumenti utili e
indispensabili.
Modalità di partecipazione democratica alla vita di un paese, necessità,
finalità e modalità di governo delle istituzioni sono i punti fermi su
cui costruire un’idea di futuro.
Unità politica europea (e non unione finanziario-burocratica europea),
da perseguire a breve termine, e Stati Uniti del Mondo, da realizzare in
una visione ben più complessa e a lungo termine (ma che deve essere già
parte dell’immaginazione e della costruzione del nostro futuro prossimo)
sono alcuni degli strumenti sui quali bisogna avere le idee ben chiare.
GUARDARE AL FUTURO NON PUO’ PRESCINDERE DAL GOVERNO DEL PRESENTE
Una grande visione del mondo e del futuro non
può ovviamente prescindere dal governo del presente.
Questo
significa:
-
non dimenticare i disagi e le necessità dei concittadini più deboli
in nome di una difesa ideologica tendenzialmente volta verso i soli
disperati che prendono parte alle migrazioni
-
non accettare le regole di una finanza spregiudicata e globale senza
porre dei freni e delle tutele nazionali o meglio sovranazionali
-
non rendersi schiavi di imposizioni sovranazionali, se queste
risultano ingiuste e poco lungimiranti, ma al contrario combattere
per migliorarle o cambiarle
GUARDARE AL FUTURO NON SIGNIFICA
SNATURARE L’UOMO
Guardare ad un futuro giusto e libero non significa inchinarsi a chi
vorrebbe:
-
uomini senza più distinzioni culturali, ideali, di pensiero e di
sesso, eliminando così la loro capacità di concepire idee, opinioni
e differenti visioni del mondo
-
uomini sempre al lavoro, o con la mente rivolta alla mancanza di
lavoro, sopraffatti dalle più disparate incombenze, e quindi privati
del tempo per vivere i piaceri della vita, per partecipare
attivamente alla vita sociale, per realizzare i propri sogni
-
uomini sempre più poveri, con le risorse necessarie a soddisfare le
esigenze minime ma non sufficienti a garantire loro la piena
libertà
I PUNTI PROGRAMMATICI PER UN NUOVO
GOVERNO
Le
ragioni sul piatto in questi giorni
sono ben lontane da tutto questo. Gli interessi e gli egoismi umani, che
sono parte naturale di ogni azione e comportamento, in questo momento
rischiano di esserne quelli prevalenti ed esclusivi.
LA CONVERGENZA
TRA I RAPPRESENTANTI DELLA PROTESTA POPOLARE E DI CHI NE E’ STATO IL
PRINCIPALE FAUTORE
Chi ha chiesto e ottenuto fiducia mettendo ai primi posti:
-
l’eliminazione delle tradizionali organizzazioni sociali, luogo di
formazione individuale, maturazione culturale e responsabilizzazione
collettiva
-
la riduzione e lo “smantellamento” dei luoghi di intermediazione e
di partecipazione democratica e rappresentativa
-
l’eliminazione delle forme di salvaguardia dell’indipendenza e della
libertà dei rappresentanti dei cittadini
-
l’anti-politica e l’anti-sistema
si
dimostra essere il primo a “vendere l’anima” per
le proprie esclusive ed egoistiche ragioni.
Riduzione dei rappresentanti nelle
istruzioni e delle tutele a garanzia della loro indipendenza ed
autonomia, contrasto a quella
che viene definita “professionalizzazione della politica” (“secondo
mandato e a casa”), perdita dei consensi, pongono ai moralisti che sono
espressione della ribellione alla politica un dilemma: cosa farò
domani? Forse, meglio cedere potere agli interessi di chi rimanda la mia
fine!
Chi, passando dai Prodi ai Renzi, ha
contribuito:
-
alla svendita del patrimonio nazionale
-
alla riduzione delle tutele sul lavoro
-
al blocco delle assunzioni per più di un ventennio
-
alla privatizzazione dei servizi e delle istituzioni, a costi ben
superiori a quelli di una gestione diretta che avrebbe garantito
posti di lavoro stabili e sicuri
-
alla sudditanza del paese nei confronti della grande finanza
internazionale e delle banche
-
alla creazione di un’Europa dei burocrati e della finanza
dopo
essere stato protagonista dei decenni che hanno generato la “ribellione”
populista dei cittadini, ha ancora la pretesa di continuare a dettare
l’agenda politica senza il minimo senso del pudore,
sfruttando il consenso ottenuto
da chi si è posto come loro antagonista.
Senza
una visione del mondo che unisca gli intenti e i propositi, si rischia
la più grande fregatura di sempre, a discapito degli interessi dei
cittadini e del nostro futuro!
Daniele Delbene
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