17-03-2020
- Le
misure adottate dal governo, che dopo la Cina ha fatto da
esempio per altri paesi europei e non solo, rispondono
all'immediata necessità di salvaguardare i cittadini, non
tanto dal possibile contagio, quanto da un collasso del
sistema-paese (sanitario in primis). Infatti, se non
verranno scoperte delle cure o vaccini efficaci (cosa
auspicata e probabile)
o se il virus non sparirà per ragioni ambientali o
naturali (cosa
auspicata), non saranno
certamente 15 giorni o un mese di “coprifuoco” a macchia
di leopardo (a livello mondiale) a debellarlo.
Il
virus si potrebbe fermare in un borgo isolato, in una provincia, in una
regione o in un paese con i propri confini militarizzati ma non potrà
essere debellato definitivamente se le stesse misure non vengono
adottare in tutto il mondo con modalità comuni.
Nella peggiore delle ipotesi si dovrebbe scegliere se eliminare la
libertà dei cittadini per un tempo indeterminato o se ridurre
drasticamente le misure di quarantena accettandone le conseguenze. In
questo contesto, sarebbe un crescendo di tensioni sociali pronte a
scoppiare come una bomba ad orologeria.
Il
nostro essere umani ci porta ad essere ottimisti e ci fa ben sperare in
cure efficaci e in contesti ambientali e naturali che interverranno per
“salvarci” a breve.
Già
da oggi è importante però cogliere l'essenza di quanto sta accadendo per
porci alcune domande.
L'attuale epidemia pone l'accento su tematiche di interesse globale che
si ripresenterebbero in modo evidente nel caso di guerre, calamità ed
eventi catastrofici mondiali ma che (in modo meno evidente ma non meno
importante) interessano la vita di tutti noi anche nella normalità.
Possiamo ancora vivere in un mondo globalizzato nel quale l'unica regola
è quella dettata dal mercato e dalla finanza?
Possiamo ancora vivere in un mondo realmente libero senza regole
universali?
Se
accetteremo l'eliminazione della vera libertà in cambio di una apparente
e virtuale, allora sì.
In
caso contrario, andranno immaginate strutture sovranazionali
(rappresentative e democratiche), europee e mondiali, che sappiano
governare la quotidianità e gli eventi mettendo l'essere umano al centro
di un nuova visione del mondo.
Possono avere credibilità tutte quelle personalità (politici e non solo)
che fino a ieri non vedevano oltre i dettami della finanza e del
mercato? E che oggi attaccano le Istituzioni e il sistema che hanno a
lungo difeso senza un giudizio di merito?
Le stesse persone che ieri consideravano gli uomini niente di più che
dei mezzi per tenere in equilibrio il sistema, oggi vorrebbero porsi
come paladini della salvaguardia e della riscoperta dell'umanità degli
uomini.
La
risposta è no!
Ora
non è il momento, ma domani sarà il caso di invitarli a cambiare
mestiere.
Daniele
Delbene
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