La Francia è un
sistema politico tripolare con
un sistema elettorale bipolare aperto, la Spagna è ora politicamente
quadripolare (PP,PSOE, Ciudadanos e Podemos) con un sistema elettorale
proporzionale con alte soglie di accesso implicite. L’Italia è un sistema
politico tripolare in fase di transizione(PD,M5S,Polo di Destra) senza una
Sinistra competitiva e un sistema elettorale bipolare chiuso non ancora
operativo. Le elezioni italiane non saranno
imminenti: non si voterà se non dopo l’entrata in vigore delle
deformazioni costituzionali.
Le previsioni di
voto concordano nel designare il PP come partito di maggioranza
relativa con una percentuale di voto del 25,8-27,8%, cioè 107-120 seggi,
cioè con una forte perdita rispetto ai 186 seggi , la maggioranza
assoluta, su 350 del 2011. Tenendo conto del margine di errore statistico
(3%), già l’ordine dei partiti dal secondo al quarto posto varia molto,
tenendo buone queste percentuali: PSOE 21,1%, Ciudadanos 19,4%, Podemos
16,5%. Infatti il secondo posto del PSOE è minacciato secondo altre
previsioni da Ciudadanos, a sua volta insidiato da Podemos per il terzo
posto. In ogni caso il sistema politico bipolare spagnolo, che ha retto il
paese dalla prime elezioni libere in seguito alla morte di Franco al 15
maggio 2011 e finito, ma anche il ruolo giocato dai partiti
regional-nazionalisti di Catalogna e dei Paesi Baschi. Considerando le
ultime 4 elezioni generali dopo il PSOE (primo partito 2004 e 2008) e il
PP (2002 e 2011) si collocava
come terzo gruppo parlamentare la catalanista CiU.
La dialettica
destra-sinistra in Spagna si è sempre accompagnata con quella
tra centralismo e autonomia regional nazionalista rappresentata da
partiti come CiU in Catalogna e dal PNV nei Paesi Baschi, affiliati a
livello europeo al PPE. Dopo le ultime elezioni catalane un nuovo asse
divisorio è comparso
quello tra unitari e indipendentisti, che attraversa tutta le
famiglie politiche senza distinzione tra vecchi e nuovi soggetti politici.
Per esempio Ciudadanos è fortemente anti-indipendentista, mentre Podemos è
per un referendum, rappresentando l’opzione federalista,
già del PSOE, quando lasciava giocare un ruolo importante ai
socialisti del PSC, che non per caso erano il primo partito in Catalogna
nella Generalitat, il Parlamento della Comunità autonoma. Quale scenario
per la sinistra? Un’intesa PSOE- Podemos, che come nella Comunità
valenciana ponga fine allo
strapotere del PP, ha bisogno che la somma dei loro voti superi quella di
PP-Ciudadanos. Per fortuna nessuno in Spagna, a differenza dell’Italia
teorizza o persegue grandi intese, che pure godrebbe della maggioranza
assoluta, sfiorata anche da PP-Ciudadanos. PSOE-Podemos, invece non
sarebbero autosufficienti, neppure
con il 4% di Sinistra
Unita. In Spagna, come in Francia e in Italia, la sinistra non è
potenzialmente maggioritaria, a differenza del Portogallo e della Grecia e
dei paesi scandinavi, nonché paradossalmente, allargandosi ai Verdi, della
stessa Germania. Quale che sia
il risultato spagnolo dovremmo aver tratto una lezione dagli avvenimenti
politici dell’ultimo decennio in Europa, che la crisi elettorale del
socialismo democratico non facilita alcun spostamento a sinistra dell’asse
politico, almeno nei più grandi paesi europei. Nelle ultime regionali
francesi la dura sconfitta si
è accompagnata al peggior risultato di Verdi, sinistra alternativa e
comunisti. In Germania la Linke non raccoglie i voti persi dalla SPD. A
fronte dell’offensiva generalizzata verso le conquiste democratiche e
sociali, per evitare di ripetere l’errore commesso tra le due guerre del
secolo scorso di
fronte al fascismo e al nazismo, occorre innestare nuove dinamiche a
sinistra, che superino le divisioni del passato o quantomeno che innestino
una concorrenza virtuosa per
la conquista degli elettori perduti. In Spagna c’era un 25% di elettori
indecisi alla vigilia delle elezioni, quello dovrebbe essere l’obiettivo
principale del PSOE e di Podemos, non di rubarsi i voti. I filoni ideali
storici della sinistra socialista, comunista e libertaria, arricchiti
dalla coscienza ambientalista, dovrebbero essere capaci di elaborare
un’alternativa di sistema economico e sociale, per non lasciare le masse
popolari alla mercé del populismo e del nazionalismo xenofobo.
L’internazionalismo va riscoperto: non possiamo lasciare al loro destino
le popolazioni stremate dal sottosviluppo, dalle guerre e dai disastri
ambientali per rinchiudersi nei confini nazionali nell’illusione che basta
avere una nostra moneta e un
nostro orticello democratico nazionale per mettersi al riparo dalle sfide
della globalizzazione e dalle manovre di dominio della finanza
internazionale.
Milano-Zurigo 20 dicembre 2015
21
dicembre: un dia después
La nota che precede
era stata scritta prima del conteggio dei voti. La conferma è il passaggio
ad un sistema politico quadripolare, ma con ruoli invertiti tra Podemos e
Ciudadanos rispetto alle previsioni. La sinistra sinistra è scomparsa:
UP-IU passa da 11 seggi a 2, tutti eletti a Madrid, vampirizzata
percentualmente molto più del PSOE da Podemos che ha rifiutato ogni
accordo pre-elettorale, ai quali peraltro non è stato alieno in
particolare in Catalogna e in
altre province con forze regionaliste. La vittoria in Catalogna è la
rivincita sulla sconfitta alle ultime elezioni elezioni autonomiche,
avendo assorbito la tradizione del PSUC e della EUiA e dei Verds. I 69
seggi di Podemos nel Congresso dei Deputati Podemos sono il
risultato della somma di PODEMOS, PODEMOS-COMPROMÍS, PODEMOS-En
Marea-ANOVA-EU y EN COMÚ. Questa è la grande differenza
tra Podemos e il M5S finora alieno da qualsivoglia tipo di
alleanze. Una flessibilità che gli ha consentito di conquistare le due più
grandi metropoli del Regno, Madrid e Barcellona: un suggerimento per le
prossime elezioni municipali italiane? Podemos rifiuta di essere
inquadrato nella dialettica sinistra-destra ,ma l’esistenza in Spagna di
Ciudadanos ha costretto Podemos a specializzarsi sul versante sinistro,
civico ed autonomista. Un altro risultato di queste elezioni è la perdita
di potere contrattuale dei nazionalisti catalani e baschi, in altri tempi
decisivi per formare maggioranze parlamentari, mai di governo, quando il
PP o il PSOE, da soli, non avevano la maggioranza assoluta. Democràcia i
Libertat ha 9 seggi, quando CiU ne aveva 16 l rappresentanza catalanista
sommando ERC passa comunque da 19 a 18. Il PNV ha 6 seggi, ma i
nazionalisti baschi passano da
12 a 7. Il voto utile per il PP ha colpito Ciudadanos, sventando così una
maggioranza assoluta PP-C’s, teoricamente possibile in base alle
previsioni pre-elettorali. La vittoria del PP è una mezza vittoria, e
parafrasando il Talmud sulle mezze verità, che sono una bugia intera,
quindi una sconfitta: 62 seggi in meno rispetto al 2011. Se Sparta piange
Atene non ride, i socialisti del PSOE hanno avuto il peggior risultato
elettorale della loro storia postfranchista, ma sempre meglio di quanto
poteva succedere con il sorpasso di Podemos ed anche di Ciudadanos, come
si è verificato in alcune circoscrizioni provinciali. Il segno positivo è
che il recupero socialista e di Podemos rispetto alle previsioni non è
avvenuto a spese dell’altro , ma aumentando i suffragi e il margine di
recupero a sinistra è potenzialmente superiore che a destra. In
percentuale PP+ C’s e PSOE+P’s sono equivalenti
42,65% v. 42,67%, ma in seggin grazie al metodo d’Hondt e alla
mancanza di recupero nazionale dei resti vincono i conservatori con 163
seggi v. 159, che salgono a 161 con i 2 di UP-IU. Se non ci fosse la
questione indipendentista catalana a dividere la sinistra (PSOE-P’s-ERC)
questa potrebbe raccogliere 170 seggi, sempre meno degli avversari se la
stessa questione non dividesse anche i moderati-conservatori spagnoli
membri del PPE (PP-DiL-PNV). L’unica maggioranza stabile possibile in voti
e seggi è quella di una Grosse Koalition PP-PSOE, verso la quale preme il
pensiero unico renziano veicolato dai mezzi di comunicazione di massa, che
imputano alla mancanza di un sistema elettorale tipo italicum
l’ingovernabilità spagnola: con l’italikum la governabilità spagnola
sarebbe stata assicurata da un ballottaggio tra PP e PSOE, un bel ritorno
all’antico! Il PD è il più grande partito del PSE, ma sia in Francia che
in Spagna da buoni consigli per far vincere la destra. Se i socialisti e
Podemos fossero in grado di far rivivere le scelte della Repubblica di
Largo Caballero,che concesse a baschi e catalani una forte autonomia, la
soluzione sarebbe un federalismo, che rafforzi tutte le comunità autonome.
Una maggioranza progressista federalista potrebbe contare su 184 seggi, ma
dovrebbe essere capace di realizzare le revisioni della legge elettorale e
la riforma costituzionale, che in Spagna sarebbe comunque soggetta a
referendum confermativo. Tuttavia questa scelta contiene un paradosso, che
richiede ai partiti di fare una scommessa, che prescinda dal loro
interesse tattico di conservare il loro gruppo dirigente, questo vale per
il PSOE, ovvero di aumentare i consensi a spese dei possibili alleati, la
tentazione di Podemos. La crisi economica, che non è solo finanziaria e
produttiva, ma anche politica, sociale e morale richiede un nuovo modello
di società che aumenti le libertà e diminuisca la diseguaglianza: questa è
la sfida alla sinistra, che non può essere superata senza una nuova
dinamica unitaria. Ai partiti socialisti deve essere richiesto di
ritrovare le ragioni della loro diversità dal capitalismo e alle altre
componenti della sinistra di superare il settarismo e l’egemonismo. L’anno
prossimo cade il centenario della conferenza di Kienthal( 24-30 aprile)
sarebbe il caso di far rivivere quello spirito, se non vogliamo rinunciare
alla speranza di una società più giusta e libera e senza l’incubo di
devastanti cambiamenti ambientali, minaccia alla stessa sopravvivenza
dell’umanità.
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