E’ impressionante
sentire il governo che rinvii per pronunciarsi a una commissione
d’inchiesta quando ha già tutti gli strumenti per poter fare il suo
controllo. A partire dalla vigilanza di Bankitalia”. Rino Formica, non
nasconde la sua meraviglia rispetto all’ipotesi di aprire una commissione
d’inchiesta sugli ultimi dieci anni del sistema bancario italiano e sul
ruolo di via Nazionale. Per il politico della vecchia scuola del Partito
socialista italiano, ex ministro delle Finanze e del Lavoro, la situazione
è paradossale. Anche perché da garante del settore creditizio italiano,
con un passato da protagonista nei salvataggi bancari, l’autorità di
vigilanza finisce a sua volta sotto esame per il suo operato. “Peraltro
nelle quattro banche salvate ritengo ci sia un commissario della Banca
d’Italia. Quindi la Banca d’Italia è dentro gli istituti di credito”,
spiega l’ex ministro a ilfattoquotidiano.it. “La commissione potrà poi
stabilire le responsabilità
politiche, funzionali, amministrative nonché la leggerezza di una
organizzazione bancaria fondata sul passaparola. Ma non potrà certo
risolvere il problema”.
A suo
giudizio, quali sono i risultati che potrà dare una commissione
d’inchiesta?
Innanzitutto bisogna vedere di che commissione si tratta. Se è istituita
per legge nel Parlamento, allora, come l’autorità giudiziaria, potrà
acquisire documenti e sentire le testimonianze dei soggetti che ritiene
opportuno. Se invece è una semplice indagine conoscitiva di una
commissione parlamentare può lasciare il tempo che trova.
In passato le commissioni sono riuscite a produrre risultati
significativi?
Sulle banche bisogna andare indietro alle
vicenda di Sindona >>>
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