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Prendendo spunto da una mail di
Paolo Clementi, Piacenza
Vorrei rispondere a
Paolo Clementi, che da Piacenza mi scrive per chiedere
se possa chiamarsi sinistra una sinistra che: seguono
undici domande. Sono stata pochi giorni fa a parlare con
Rino Formica, novant’anni ieri. Nani e ballerine, sangue e
merda. Ministro socialista. Uno studio pieno di lettere
autografe di Nenni, Pertini, Trotzky...->>>
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Mi ha detto, fra l’altro. “La
sinistra non è mai stata revisionista. Deve fare ancora i
conti con la propria storia. Il Pd deve fare i conti con la
storia del Pci e della Dc. L’Italia ha vissuto fino all’89
dentro la logica della guerra fredda. Da trent’anni non si
apre la discussione su chi gestì, nel nostro Paese, i
terminali dello scontro Usa-Urss. Dove trovano radici il
golpismo, il terrorismo, il rapporto tra mafia e destra
nazionale e internazionale. Il muro di Berlino è stata la
frontiera. In quegli anni l’Italia, per la sua posizione
geografica, era un campo di battaglia: una enorme Berlino. Il
sequestro Moro, i morti del terrorismo sono tutti caduti della
guerra fredda. I leader dei partiti politici erano militanti,
eseguivano le consegne. Fu Occhetto, fra gli altri, a non
volere che in commissione P2 fosse sentito uno degli iscritti,
l’ex capo della Cia in Italia, Stone. La P2 era una casella
postale a cui far arrivare i messaggi per attivare un esercito
di riserva. Era Miceli, il capo dei servizi, che garantiva ad
Andreotti il nulla osta di sicurezza. Il Pd è nato troppo
tardi. Vent’anni fa, tardi: i cattolici si erano già aperti
alla società e i comunisti avevano perso la funzione
strategica di partito guida. Finché la sinistra non farà i
conti
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