Il
Manifesto 3L di Tremonti
Siamo
in guerra.
Dentro una strana guerra: economica, non violenta, “civile” e per
questo diversa da quelle del passato. Soprattutto una guerra
economica. Ma pur sempre una guerra!
Possiamo perderla,
questa guerra, se per paura accettiamo di farci colonizzare, se nel 2013 votiamo
per dare il nostro richiesto consenso al nostro assistito suicidio.
Da quando hanno deciso di “salvarci”,
sottomettendoci ad una cura che loro chiamano “distruzione
creatrice”, abbiamo infatti in Italia troppe
tasse e troppa
paura.
Un conto è tassare il reddito prodotto, un conto è impedire con le
tasse che il reddito sia prodotto!
Puoi
liberalizzare o puoi spaventare, ma non puoi fare tutte e due le cose
insieme!
Una volta si falliva per i debiti.
Oggi in Italia si fallisce anche per i crediti,
perché il denaro – fatto per circolare – non circola.
Nel
dopoguerra non c’erano i soldi, ma c’era la vita!
Oggi in Italia è l’opposto: non si
compra, non si
assume, non si
investe.
Nelle nostre strade si stanno diffondendo i cartelli “compro
oro”. Weimar cominciò
così, quando la crisi arrivò al ceto medio.
Tra poco ci diranno che la nostra economia si indebolisce, che il nostro
debito pubblico cresce, che così l’Italia non lo può onorare, che
perciò dobbiamo chiedere l’“aiuto”
europeo, ma che per questo dobbiamo fare “ancora di
più!”.
Questo è il presente e questo sarà anche il futuro, se ancora si crede
alla propaganda dominante: l’Italia
avanza, l’Italia attacca… goal della Germania!
Se continuiamo così, di sicuro vincono solo la speculazione
internazionale e l’industria straniera, perché il contagio
finanziario si sta già trasmettendo dal bilancio pubblico a quello
delle banche, che di riflesso strozzano le nostre imprese, così
destinate ad essere chiuse o spiazzate o comprate dalla concorrenza
estera.
E’ così che ora, come centocinquanta anni fa, come è scritto nel
principio dell’“Inno
d’Italia”, siamo noi
stessi a voler
essere “calpesti e derisi”,
via via perdendo la nostra sovranità nazionale, la nostra dignità
personale, la nostra democrazia, la nostra libertà, i nostri risparmi.
Oppure
possiamo vincerla,
questa guerra. Possiamo vincerla, ma solo se vinciamo la paura.
Come è stato detto, in un tempo drammatico come questo, l’unica cosa
di cui dobbiamo avere paura è
la paurastessa.
Perché è la paura, e solo la paura, che fa paura.
L’Italia è (ancora) enormemente ricca, più ricca di quanto si dice
agli italiani. E fuori si ammette che è proprio
per questo, che ci si vuole colonizzare.
Ed è ancora proprio per questo che, visti da fuori, sembriamo vittime
di una truffa o
di una beffa,
o di tutte e due le cose insieme. In ogni caso, che sia truffa o beffa,
ciò che in assoluto dall’estero ed all’estero conviene è fare
ruotare, con gli “spread”,
la manopola della nostra paura.
Lo
si fa perché si sa che è sufficiente far
credere che un
paese non ha scampo, perché questo davvero
non abbia scampo!
Siamo dunque sulla “Linea
del Piave” e la prima battaglia da vincere è una battaglia
da combattere sul campo dellavolontà e
dello spirito.
Le difficoltà esistono infatti soprattutto nella
nostra testa!
Siamo noi che dobbiamo scegliere: rassegnati a
subire o decisi a
cambiare; colonizzati perché
presunti debitori verso l’estero o ancora padroni a casa nostra!
Cosa fare, per uscire dalla trappola, per spezzare la catena della
nostra sopravvenuta dipendenza dalla speculazione finanziaria
internazionale, per farlo senza patrimoniali o prestiti forzosi o
svendite disastrose, all’opposto lasciando i soldi nelle tasche degli
italiani, è specificamente scritto nello sviluppo di questo “Manifesto”.
Non è
che poi si entra nel “paese
di Bengodi”. Serviranno ancora sacrifici,
ma questi avranno un
fine ed una
fine e sarà
proprio per questo che gli
italiani lo capiranno. Sacrifici, certo, ma non per fare
guadagnare gli altri, piuttosto per mettere davvero in sicurezza
l’Italia e gli italiani.
Gli altri partiti, i vari movimenti politici, litigano su tutto,
litigano sul mobilio o lo rottamano, mentre la casa crolla sotto i colpi
della speculazione finanziaria. Altri ancora si mettono in lista per
ottenere, dall’estero, l’appalto dei lavori di demolizione.
Messa in sicurezza l’Italia, l’economia italiana può essere fatta ripartire,
ed allora potremo smettere di parlare solo di soldi, perché l’uomo
non è fatto ad immagine e somiglianza del denaro o delle merci, ma per
guadagnarsi il pane con il lavoro e
con il sudore della fronte.
Quello
che segue è un “testo
aperto”, per questo è scritto su di una sola colonna.
L’altra, quella lasciata in bianco, la potete scrivere voi, con le
vostre idee, con le vostre critiche, con le vostre aggiunte.
Come vedrete leggendo l’allegata Tabella delle
proposte, è un testo che non è di destra o di sinistra, ma per
l’Italia.
Due
ultime cose:
- alle elezioni del 2013 vogliamo
candidare una maggioranza
di giovani;
- la politica va
messa in quarantena.
Almeno per un giro, prima di stabilire una media europea, per nessun
incarico politico si potrà guadagnare più di un precario.
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