Notizia data in
prima pagina del Messaggero: “Nel Lazio è nato un nuovo partito. Si
chiama Città nuova formazione creato da Renata Polverini, Presidente
della Regione, che non ha temuto di sfidare in alcuni grandi comuni
anche i suoi alleati Pdl e La Destra”. Insomma anche la Polverini ha
il “suo” partitino. Il comico Grillo ne ha uno anche lui e a Bologna
(dico Bologna) sfiora il 10%. Continua la frammentazione politica e la
crisi dell’egemonismo berlusconiano accentuerà la crisi di un sistema
politico che ha avuto in lui il riferimento essenziale. Da questo punto
di vista la seria incrinatura dell’asse Bossi-Berlusconi è il segnale
più significativo, ma non il solo. La spinta centrifuga innescata dal
“caso” Fini non si arresterà, anche se il “centro” non ha avuto
il successo sperato.
L’aspetto più impressionante del declino di Berlusconi è l’assenza
di un dibattito, di iniziative volte a riorganizzare una forza di una
destra democratica. Dalle reazioni dei notabili del Pdl alla sconfitta
si ricava l’impressione che il dilemma sia: Berlusconi o il caos.
Tuttavia se qualcuno pensa che, con queste elezioni, la destra è in
difficoltà e il centrosinistra sta bene, non ha capito il carattere
della crisi. Napoli è una spia di fenomeni che non sono solo napoletani
ma riguardano soprattutto il Mezzogiorno nel suo complesso. Anche dove
un sindaco Pd rivince (Salerno) ma senza il Pd!
A Napoli il Pd ha fatto un capolavoro: un cittadino di sinistra, un
democratico, nel ballottaggio deve scegliere: a destra il candidato di
Cosentino e soci e a “sinistra”, un ex magistrato fallito nella
professione espressione del giustizialismo più becero. In Calabria non
si capisce cos’è e dov’è il Pd.
La destra, dicono alcuni commentatori, ha spostato il suo asse portante
del Nord al Sud. Ma nel Mezzogiorno questa destra è ricettacolo di
clientelismi e inquinamenti impressionanti.
E cos’è un sistema politico nazionale se nel Sud, quel sistema, è
disgregato e non si capisce chi sono e dove sono le forze politiche che
fanno politica?
Non c’è dubbio che una fase della vicenda politica italiana, segnato
dal protagonismo berlusconiano, va a chiudersi. Ma, cosa c’è dopo?
Come aprire una nuova fase? Vogliamo discuterne o no?
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